Il cancro

Giorgio Gaber

Nell'aria come una scadenza 
incombe incredibilmente una dolce uguaglianza. 
C'è un'aria sottile e pulita (1) 
e non ci sono assolutamente tracce di veleno. (1) 

[parlato] Ma quello che succede in fondo ai tuoi polmoni e al tuo intestino è quello che conta. È qualche cosa che ti hanno messo dentro e ti mangia pian piano... come un cancro. 
Hanno inventato un nemico molto più geniale, che non si vede, un nemico segreto e consapevole che ti viene incontro. 
Hanno inventato il cancro. 

E ti lasciano libero 
con questa cosa dentro 
con quel milione di molecole 
che non ti ubbidiscono più 
che lavorano per conto loro 
che proliferano silenziose 
e non le vedremo mai 
quelle molecole pazze, cancerose. 

non sapremo nemmeno che sono esistite 
quelle cellule ingorde, insaziabili, enormi 
voraci affamate di noi ci mangeranno come vermi. 

E si vive 
si ha voglia di vivere 
esitando 
sotto un tiepido cielo 
coi valori di un uomo 
che non è più un uomo 
ma il suo sfacelo. 

Non si può ancora morire 
con una smorfia sul viso 
con un'inutile rabbia 
con questo terrore 
e senza uno scopo preciso. 
Non si può ancora morire 
mentre ti agiti inerte 
aggrappati all'ultima azione 
che ancora puoi fare 
non devi fallire la morte. 

[parlato] È difficile vivere con gli assassini dentro. 
Forse è più facile vivere con gli assassini fuori, visibili, riconoscibili, che ti sparano addosso dalle strade, dalle cattedrali, dalle finestre delle caserme, dai palazzi reali, dai balconi col tricolore. 
Assassini che in qualche modo puoi combattere, sai cosa fanno, li vedi e prima o poi si possono ammazzare. 
Assassini vecchi, superati, cialtroni che non sono mai riusciti a cambiare nessuno, a cambiarlo dal di dentro. Prevedibili e schematici anche nella cattiveria, come le bestie bionde, come le bestie nere che ti possono togliere la libertà, mai le tue idee, come quegli ingenui e patetici esemplari che esistono ancora oggi, ma non contano, sono un diversivo, un fatto di folklore, una mazurka. 
Ma l'assassino dentro è come un'iniezione, non la puoi fermare e non risparmia nessuno, nessuno sfugge alla scadenza. 

È difficile vivere 
con gli assassini dentro. 
Appena ce li hai iniettati 
ti si rivoltano contro. 
Martiri, martiri senza croce 
Invalidi, invalidi di pace 
martiri fuori e dentro le case 
martiri ribelli, o a centoottantamila lire al mese. 

disperati, ammalati, incazzati lo stesso 
incazzati fino all'ultimo globulo rosso 
controllato e spiato a dovere dall'assalto del tumore. 

Martiri liberi 
con questa cosa dentro 
con quel milione di molecole 
che non ti ubbidiscono più 
che lavorano per conto loro 
che proliferano silenziose 
e non le vedremo mai 
quelle molecole pazze, cancerose. 

Non sapremo nemmeno se sono esistite 
quelle cellule ingorde, insaziabili, enormi 
voraci e affamate di noi ci mangeranno come vermi. 

E gli amori 
continuano a nascere 
dolcemente 
come consolazione 
fra una donna e un uomo 
che non è più un uomo 
ma un'infezione. 

Non si può ancora morire 
con una smorfia sul viso 
con dentro un'inutile rabbia, con questo terrore 
e senza uno scopo preciso. 
Non si può ancora morire 
mentre ti agiti inerte 
aggrappati all'ultima azione che ancora puoi fare 
non devi fallire la morte.
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